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Fathia Fikri

Vita (e morte) di Fathia Fikri

Quella che stiamo per raccontarvi è una storia semplice. E' la storia di una donna, di una madre, di una migrante, di una lavoratrice, di una cittadina italiana venuta a mancare all'alba di questo 2010.

E' una storia che inizia lontano, in Africa, in Marocco. E finisce ad Acquanegra sul Chiese, borgo del mantovano di poco meno di 3000 anime: terra lombarda di operai, imprenditori, di piccole e medie aziende che sono il vanto industriale ed economico dell’Italia del ventunesimo secolo. Terra di diritti, di benessere diffuso, di amministrazioni efficienti e di opportunità lavorative.

Ed in questo piccolo, raccolto ed ordinato borgo lombardo, lontano anni luce dal degrado e dall'alienzazione delle metropoli del nord-est e delle campagne calabresi, lontano anni luce dalla miseria del Marocco in cui era nata, Fathia Fikri, 43 anni, madre di una bambina di 5 anni, aveva deciso di vivere in un appartamento di una palazzina comunale, lavorando come operaia in una cooperativa di pulizie.

Impiego dignitoso, i cui magri guadagni Fathia integrava esercitando l’attività di badante per una famiglia del vicinato, sistemazione dignitosa in un alloggio popolare che i sevizi sociali del Comune di Acquanegra le avevano messo a disposizione ad affitto calmierato. La storia di una integratazione riuscita, sembrerebbe: di una ritrovata e consolante "normalità" dopo la fuga dalla miseria di una cultura abietta che considera le donne meno che niente e da un marito che l'aveva lasciata anni prima perchè la riteneva sterile. La storia di una risalita sociale e personale, di una china, superata grazie alle proprie forze di donna e di madre, da cui poter scorgere i contorni di una esistenza finalmente dignitosa (soprattutto se confrontata con le vite di altri migranti), con i suoi sacrifici e le sue magre soddsfazioni. Una vita, per certi aspetti, comunissima e banale che si è, però, interrotta tragicamente l'11 Gennaio, per un altrettanto comunissimo malore.


La storia di Fathia finisce domenica scorsa mentre era in casa con sua figlia, quasi sicuramente per cause naturali. E, come riferisce la sua migliore amica, nonostante si sentisse male già da alcuni giorni, Fathia non aveva chiesto alcun permesso per recarsi dal dottore, perchè temeva di rimanere senza lavoro. La sua bambina, credendo che la mamma dormisse, ha vegliato per ore il suo corpo senza vita, prima che un amico di famiglia si presentasse in casa insospettito dal fatto di non  riuscire a mettersi in contatto con la donna.

L’Italia è un paese molto particolare, soprattutto in termini di informazione. E così la storia di Fathia è riuscita ad assurgere all'onore delle cronache mediatiche nazionali in virtù del commovente dettaglio, da feullitton ottocentesco, della figlioletta che veglia il corpo della madre morta credendola assopita.


Noi preferiamo evidenziare altri aspetti di questa drammatica vicenda. Preferiamo invitarvi a riflettere sulla condizione dei lavoratori (migranti e non, donne ed uomini) in questa Italia che a sud ci racconta di schiavi che si ribellano come fece Spartacus più di 2000 anni fa (vedi Rosarno), al nord di una madre che preferisce sottovalutare fino alla morte le proprie condizioni di salute piuttosto che rischiare di perdere il posto di lavoro.

E' una storia che raccoglie tante storie e che meriterebbe l'interesse, l'impegno e l'abilità affabulatoria di uno Balzac, di un Dickens o di un Zola per essere degnamente raccontata.

La vicenda di Fathia Fikri, donna, immigrata, madre, lavoratrice ci ha commosso, come avrete capito.

Ed ha commosso anche le autorità comunali e le famiglie di Acquanegra, che oggi fanno benissimo a raccogliersi intorno alla piccola orfana. Anche noi dell'Arci di Foggia vogliamo ricordare Fathia e la sua breve vicenda di madre e di donna nell’Italia del 2010. Ed è per questo che oggi vi abbiamo parlato di lei.


 
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